martedì 1 novembre 2016

In guerra per amore di Pif: la “iena” che ride e commuove

Il sentimento che tutto move, e la più ignobile delle nefandezze umane. Come si può portare l’amore nel bel mezzo della guerra? Solo un ingenuo sognatore come Pif (al secolo Pierfrancesco Diliberto: regista, attore, conduttore televisivo e radiofonico) poteva riuscirci.

In guerra per amore è il suo secondo (capo)lavoro, dopo l’altrettanto più che riuscito La mafia uccide solo d’estate (recentemente trasportato in formato serie tv dalla Rai). Il Peter Pan dello schermo italiano dimostra nuovamente la sua intelligente bravura e le sue doti artistiche, presentando un importante episodio della storia nostrana – la “liberazione” della Penisola per mano dell’esercito statunitense – in una chiave pedagogica ma non didascalica, toccante ma non patetica.


Ciò che, più di ogni altra cosa, è apprezzabile dello stile di Pif è senz’altro la capacità di parlare al Pubblico con la “P” maiuscola, nel senso che riesce a comunicare attraverso un registro linguistico fruibile da un ampio spettro di spettatori – che sono poi i paganti ai botteghini che tengono in vita i cinema e il cinema. Tuttavia, senza strizzare l’occhiolino al becero populismo qualunquista. Anzi, il suo è un cinema impegnato civilmente e politicamente, nell’originaria accezione del “vivere insieme”.

Il film è allora una commedia drammatica, in grado di smuovere le coscienze della platea, incastrando abilmente scene divertenti e momenti tragici, battute ironiche e fotogrammi colti (vedi la messinscena della celebre fotografia di Robert Capa, scattata proprio in Sicilia nel 1944. Oppure la fine del duce Benito Mussolini, il quale finisce appeso a testa in giù sullo stendibiancheria di un davanzale, condannato dall’esasperazione di un popolo illuso e affamato).


La famosa fotografia di Robert Capa a Troina, in Sicilia:
un contadino mostra a un soldato americano la direzione presa dai tedeschi. Da http://www.comune.troina.en.it/robert_capa.html 

Il Testimone di MTV documenta così una testimonianza poco nota della storiografia tricolore: la commistione tra mafia e Yankees nella ricostruzione post bellica. Creazione e distruzione. L’Italia si costruisce grazie all’aiuto dei forestieri americani, mentre viene disfatta da quegli italiani fantocci, manovrati come pupi dai connazionali emigrati padrini d’oltreoceano.

Il racconto della cinepresa segue perciò le gesta coraggiose e le scelte esemplari di uomini e donne che hanno cercato stoicamente di salvare il nostro Paese dalle malefatte della criminalità, organizzata o meno. Vengono poi toccati di lato vari temi, come l’omosessualità in un epoca (…) dov’era un tabù; la condizione femminile e la questione meridionale, oltre ai tic e ai vetusti problemi del Sud della Stivale.

L’amore per Flora, l’adorata del protagonista, diventa così ardore per la patria, ma spogliata di ogni nazionalistico e sciovinistico decoro militare. Insomma, un film patriottico e non patriottistico, che proietta ideali privi di ideologia.


In conclusione, Pif si cala ancora una volta nella parte del sempliciotto ragazzo di campagna, con quel sorriso un po’ scimunito, e quell’espressione un po’ così, ma con gli occhi che brillano e il cuore grande, capace di modellare plasticamente i lineamenti della maschera facciale delle persone facendole ridere, piangere, comprendere, agire. Per il Bene, la Pace, la Libertà e la Giustizia di questa Terra.

Fabio Dellavalle



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